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      L'uomo nei primordi della sua vita religiosa cerca nella immediata natura che lo circonda, lo spirito infinito, di cui sente il bisogno. Il selvaggio si fa un Dio di ogni oggetto naturale che gli si presenta; egli lo adora, ma un momento dopo lo rompe e lo abbandona. Questa prima e rozzissima forma religiosa è il Feticismo. Il fetisso è il Dio di un momento, un oggetto particolare della natura invocato come Dio in un particolare bisogno.
      In un secondo periodo più comprensivo e più sviluppato di questo primo si adora la natura nella sua totalità generale, come unità positiva dove si trovano tutti i singoli obbietti naturali. Brama è un Dio naturale, ma assai più perfetto del fetisso.
      Questa medesima unità può considerarsi sotto un altro lato, non più come positiva, ma come annullatrice della particolarità dei singoli oggetti naturali. In tale seconda forma l'infinito non è più l'infinito essere che comprende il finito; ma è l'infinito nulla che distrugge ciò che è finito. Questa terza forma è il Buddismo, che è una specie di Bramanismo negativo.
      Il finito e infinito sono stati personificati ed adorati l'uno e l'altro nella loro opposizione in forma naturale, come luce e come tenebre: o in una forma più elevata e morale, come principio buono e come principio cattivo, e tal culto è quello dei Persiani. Qui l'antagonismo non è ancora conciliato, anzi è indïato esso stesso; e ciò costituisce un progresso verso le religioni precedenti le quali ne negavano la realtà ed annullavano ogni lotta naturale o nel Bramanismo o nel Buddismo.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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