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      Di qui si vede che la forma scientifica non può essere altra che il sillogismo, perchè questo solo esprime nella forma il processo medesimo del contenuto. Lo Schelling il quale pose come organo della scienza l'intuizione intellettuale, non si accorse che questa la quale poteva afferrare tutt'al più la identità degli opposti, non era però sufficiente a cogliere insieme il processo della generazione dei contrari. Ora la vera identità non è quella che si presuppone e che s'intuisce, ma quella che risulta dall'accordo dialettico dei contrarii e che si costruisce. L'intuizione di Schelling differisce poco dalla fede dell'Jacobi e perciò tende molto a confondere la religione colla scienza. E noi abbiamo fatto osservare questa medesima confusione a riguardo dell'arte. Che cosa fa la differenza della religione e della scienza? Non certo il contenuto, il quale in entrambi è l'identità degli opposti: la differenza sta nella forma, perchè ciò che nella religione si crede semplicemente e si sente, nella scienza si prova e si costruisce. Ora se si fa consistere la scienza nella semplice visione come fa Schelling, o nella fede come fa Jacobi, allora ogni differenza fra religione e scienza rimane annullata. Altri poi hanno distinte due forme della scienza, l'una intuitiva, l'altra riflessiva e sillogistica, ed hanno anteposto la prima alla seconda, tanto da credere che la scienza divina fosse intuitiva e l'umana discorsiva per via di sillogismi. Questo divario di forma si ricongiunge con un altro divario ben più sostanziale, cioè con quello del contenuto scientifico.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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