Le lingue rudimentali, quanto sono ricche in parole che significano le cose e le loro qualità, tanto sono impotenti a manifestare le loro relazioni e specialmente quella grandissima e profondissima contrassegnata dal verbo.
Il Max Müller e con lui i più accreditati filologi classificano tutte le lingue attualmente parlate nel mondo in tre vasti gruppi e famiglie designate col nome di lingue turaniche, lingue semitiche e lingue ariane. Nelle turaniche16 il verbo manca del tutto, ed i popoli che le parlano vi suppliscono o colla posizione delle parole o con nomi che esprimono qualità.
Nelle semitiche e nelle ariane il verbo vi si trova ma però non nel medesimo grado di sviluppo, talchè a rigor di termine si può ritenere che il verbo puro, e liberato da tutte le determinazioni proprie del nome, non si trova che nelle sole lingue ariane.
Da questa causa il Prof. Lignana da noi citato un'altra volta, inferiva che la sola razza ariana fosse capace di avere una filosofia; e non ha guari il Bonghi osservava che i popoli le cui lingue sono prive del verbo non sono potute pervenire a formare nè lo Stato nè l'Epopea, che rappresentano il pensiero e l'esistenza obbiettiva. Onde mettendo assieme le riferite osservazioni dei prelodati Professori possiamo conchiudere, che dove il pensiero non arriva a svincolarsi dalla esteriorità dell'obbietto ed a riposare in sè stesso come in obbietto vero e proprio, ivi non sono possibili le più potenti produzioni dell'arte e della scienza nè il più saldo vincolo che stringesse gli uomini in società.
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