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      Questa valutazione è il prezzo.
      Ponendo un prezzo alle cose la persona mostra il dominio che ella ha sopra di loro, ed insieme l'indifferenza in cui si trovano le cose, per la quale indifferenza esse non valgono per quello che sono, ma per quello a cui servono, perciò i valori sono essenzialmente relativi dipendendo dal giudizio che l'uomo se ne fa.
      Fino ad ora abbiamo veduto la proprietà come risultante da una relazione tra una volontà libera da una parte, ed una cosa dall'altra. La volontà libera in questo rapporto si trova come una particolare volontà verso ad una particolare cosa. Frattanto lo sviluppo della nozione del dritto porta che la volontà subbiettiva e particolare, che si realizza nella proprietà, possa procedere più avanti, per realizzarsi in ultimo come volontà universale. Ad avviarsi verso questo ultimo risultamento, bisogna prima passare per un termine intermedio, il quale è la volontà comune.
      Quando due volontà s'identificano nel volere una medesima cosa, ma in modo che una volontà lasci la proprietà della cosa e l'altra l'acquisti, questo accordo costituisce il contratto. Il contratto suppone dunque due volontà libere in modo che costituiscano una volontà comune. La particolarità della volontà subbiettiva sparisce nella volontà comune, e la sfera del dritto si allarga, perchè da un rapporto semplice di una volontà colla cosa si passa al rapporto doppio di due volontà tra di loro e della volontà comune verso la cosa.
      Ciò nullostante nel contratto la cosa rimane sempre come il termine obbiettivo dove convergono le volontà. Quindi non possono chiamarsi contratti quegli accordi tra le volontà che non hanno di mira una cosa.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130