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      Tanto la legge morale o l'imperativo categorico, quanto la legge giuridica o l'imperativo giuridico, consistono per Kant in un'identità vuota e senza contenuto. Noi riparleremo di questo difetto a proposito della legge morale. Che cosa significa il potere coesistere con altre libertà? Non potrei io accordarmi liberamente con altri di considerare come dritto ciò che non lo è, o viceversa? Ed in tal caso la legge giuridica non avrebbe un valore accidentale ed arbitrario?
      Il contenuto della sfera giuridica è la persona in quanto opera esternamente, dunque la formola precisa in cui essa legge si deve esprimere è questa: Opera esternamente come persona, e rispetta negli altri la personalità. In questo caso la legge è ben definita in se stessa perchè io so fin dove si estende la sfera del mio dritto. So che essa spazia tanto largamente, per quanto si estende l'attività della mia persona, so finalmente che essa si deve arrestare soltanto dove trova un'attività personale simile alla sua. Una persona non può offendere, o impedire l'azione libera di un'altra persona senza distruggere la nozione sua medesima. Dunque il dritto, secondo questa legge, si trova definito nel concetto di persona e della sua libera esterna manifestazione; mentre nell'imperativo giuridico di Kant questa determinazione intrinseca del dritto manca e si fa dipendere dall'accidentalità dell'arbitrio.
      La persona operando esteriormente pone un termine estrinseco il quale sebbene sia la manifestazione della libera volontà, nondimeno sottostà pure alle leggi necessarie della natura.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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