Nel dritto di proprietà la volontà si trova determinata con un che di esterno; e questa determinazione è accidentale.
Nel contratto la volontà si trova determinata anche verso qualche cosa di esterno; ma questo esterno è pur esso una volontà. Questa determinazione è anche accidentale, ma questa accidentalità è arbitrio, vale a dire l'accidente proprio del soggetto libero: qui non è più solo l'accidentalità della cosa, ma accidentalità della persona.
Infine questa accidentalità sparisce nella sanzione assoluta del dritto, perchè questa non dipende da un accidente nè dall'arbitrio, ma dalla forza assoluta e irresistibile della ragione.
DISCORSO QUINTO.
DELLA MORALE.
Lo spirito umano nella sua feconda e concreta unità contiene un doppio processo che accenna alla doppia sua essenza, risultando egli dal ritorno che fa l'eterna nozione in se stessa, dopo di avere attraversata l'esteriore natura. Essendo egli ideale e reale insieme è ben ragionevole che abbia un processo teorico e un altro pratico. Col primo egli idealizza la natura, la transustanzia, per così dire, nella sua propria sostanza, e dice a lei, secondo la bella similitudine dell'Hegel, come disse Adamo quando ebbe veduta Eva: - Tu sei ossa delle mie ossa e carne della mia carne. - Col processo pratico al contrario egli attua se stesso, o improntando del suggello ideale la circostante natura e pigliandone possesso riconoscendola per sua, come fa nella sfera del dritto; ovvero contrapponendo la sua subbiettiva essenza alla obbiettiva realizzazione, come fa nella sfera della morale; o finalmente accordando questi due lati discordanti nella unità concreta della famiglia e dello Stato.
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Hegel Adamo Eva Stato
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