Io ho il proponimento di ristringermi alle vedute più considerevoli, e quanto allo sviluppo storico della scienza della morale, io mi restringerò al periodo da Kant in qua.
Vero è che la scienza della morale comincia in Grecia e con Socrate, e che i suoi sommi discepoli Platone ed Aristotile la condussero ad un'altezza non superata se non da quest'ultima epoca di ritorno dello spirito sopra dì sè. Pure noi possiamo agevolmente passarci di una esposizione delle loro dottrine, col proposito di ricordarle soltanto quando verrà in acconcio nella teorica che esporremo.
Lo spirito umano, se si paragona con la natura, ha questo di particolare, che egli se ne distingue. Cotesto distinguersi, cotesto negarsi infinito, costituisce la sua essenza, ed è insieme l'assoluta libertà. Ciò che è il non essere nella logica, questo non essere tanto comunemente disconosciuto; ciò che poi è il tempo nella sfera della natura, questo medesimo è la libertà nella sfera dello spirito. Non solo è la libertà, ma è tutto lo spirito, il quale intanto differisce dalla natura in quanto se ne distingue, in quanto può farne astrazione, in quanto può negarla: lo spirito è appunto questa negazione infinita della natura. Ma egli negando la natura ritorna sopra di sè; e questo negativo ritorno costituisce la sua individualità. L'individualità dello spirito è la sua libertà: egli è lui perchè fa astrazione da tutte le altre cose. E poichè il pensare non è altro se non che questa medesima distinzione; per ciò una stessa è la radice del conoscere e del volere, e l'uno non può stare nè concepirsi senza dell'altro.
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