La libertà poi considerata sotto questo aspetto è la volontà medesima e non quello che volgarmente si dice libero arbitrio, il quale ne è una forma particolare ed anche accidentale, ed ecco come.
La libertà essendo la infinita negazione di ogni altra cosa, non ha per contenuto adeguato se non sè stessa. Un contenuto esterno sarebbe necessariamente finito essendo altro da lei. Quando adunque la libertà si determinasse per un oggetto esterno, ella nel far suo quell'oggetto, non potrebbe realizzare tutta se stessa. La libertà, per realizzarsi tutta quanta, ha bisogno di porre per suo contenuto non una determinazione particolare, ma la libertà stessa. Ciò significa che ella nel determinarsi deve rimanere libertà: Per far questo non si deve credere che la libertà debba restare forma vuota ed indifferente ad ogni determinazione e ad ogni contenuto; ma bensì si deve intendere che la libertà sollevando il suo contenuto all'universalità ed alla razionalità, lo fa cessare di essere particolare e lo proporziona alla sua infinità.
Era invalsa nelle scuole, specialmente nella wolfiana, la consuetudine di riporre l'essenza della libertà nel libero arbitrio. Da una parte si metteva il libero arbitrio come una forma indifferente ad ogni determinazione; dall'altra parte si mettevano le determinazioni opposte; tutta la libertà si faceva consistere nel potere scegliere l'una a preferenza dell'altra. Ma era codesta la vera libertà? No: era invece l'accidente della libertà, era l'arbitrio, il capriccio.
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