In lui trova il modo di concedere come premio la felicità a quei virtuosi che l'hanno meritata ma che da sè non avrebber potuto procurarsela.
Per tal guisa l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima entrano come postulati per potere compiere il sistema della morale che altrimenti rimarrebbe senza armonia, e si conchiuderebbe colla disperata conseguenza che l'uomo virtuoso non può essere felice.
Il sistema di Kant in questa parte, come in tutte le altre, ha mantenuto quell'antagonismo tra l'intelligibile ed il sensibile, che costituisce il vizio radicale del suo principio. Prima di ricorrere ad un altro mondo per cercarvi l'accordo tra la virtù e l'appagamento delle inclinazioni sensibili, bisogna tentare di farlo in questo mondo medesimo e di vedere se veramente nell'uomo la forma della ragione ed il contenuto sensibile sono così opposti e irreconciliabili come ha creduto. - E se l'accordo non è possibile in questo mondo per l'ostinata reluttanza dei termini, come sarà poi possibile in un altro? Egli stesso si è dovuto accorgere che per mutare di mondo che si facesse, i termini non avrebbero mai cangiato di natura; ed egli invece di fare un accordo tra il sensibile e l'intelligibile è stato costretto totalmente a lasciare il primo e ad immaginare un regno di puri spiriti.
Come emendare questo difetto della morale kantiana e come conciliare tutto il contenuto della personalità umana colla forma assoluta della legge e della libertà? Ecco il problema che bisognava risolvere dopo di Kant.
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