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      La libertà nella infinita indeterminatezza è ancora in uno stato astratto e per concretarsi le fa mestieri di darsi delle determinazioni. Ogni determinazione è un limite, talchè parrebbe che per passare in atto dovrebbe perdere la essenza che ha, ed acquistarne una opposta.
      L'opinione volgare ha creduto conservare la libertà, lasciandole la scelta tra una determinazione e l'altra e riducendola a ciò che si suole chiamare libero arbitrio. Ma lo spirito non è mai tanto poco libero, quanto nel determinarsi a caso ed accidentalmente. Si potrebbe anzi soggiugnere che questa specie di apparente libertà compete eziandio agli animali bruti, i quali tra un oggetto sensibile ed un altro pare che possano dare ancora la preferenza. La nozione della libertà non può discendere sì basso.
      Per trovare ove ella veramente riposi bisogna avere in mente le categorie logiche del finito e dell'infinito. Il vero infinito non è quello che esclude da sè il limite, ma quello che lo comprende come un momento che gli è essenziale e che ha già sorpassato. Similmente la vera libertà non è quella che esclude ogni determinazione, ma quella che se le appropria e le comprende come sue, cioè appartenenti alla sua nozione, e come mezzi necessarî per renderla concreta. La necessità che si oppone alla libertà è soltanto la necessità esterna della natura; ma non già la necessità intrinseca che scaturisce dalla propria nozione dello spirito. Questa ultima necessità si converte colla libertà perchè la nozione e la sua concretezza sono tutt'uno.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130