Venendo ora al nostro speciale proposito, finchè le inclinazioni sensibili si portano verso l'oggetto naturale per trovarvi la loro soddisfazione, questa determinazione benchè voluta e scelta dallo spirito gli rimane sempre esterna, quando in essa non vede altro che un momentaneo sensibile appagamento de' suoi bisogni. Che se all'incontro egli solleva quelle particolari determinazioni del suo subbietto fino all'universalità della nozione e vi scorge un momento necessario per la realizzazione della stessa, quella particolarità sparisce, quell'appagamento diviene razionale e la libertà non vede più in esso un contenuto estraneo, ma il contenuto suo proprio essendo anch'ella universale ragione.
Ed il sensibile può assurgere fino all'altezza del razionale, perchè esso non esiste a caso e fuori della ragione; e lo sbaglio di Kant fu appunto di averlo escluso da ogni razionalità. Finchè questa ragione rimane occulta, lo spirito può considerarla come un estraneo, e vedervi per fino un ostacolo che gli attraversa il cammino. Ma quando questa occulta ragione si svela, lo spirito vede nella natura sè stesso, e nel sensibile non più un ostacolo, ma un mezzo a compiere i suoi destini. Il diritto di proprietà in tal modo apparisce come la presa di possesso della natura; e la moralità di un'azione fa vedere che lo spirito non riconosce della natura se non quanto egli vi pone del suo. La libertà così non riconosce altro limite che sè stessa: ella rimane infinita nella sua determinazione, perchè la determinazione è un elemento della sua nozione.
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Kant
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