La natura è buona, l'uomo è fatto pel bene; Iddio autore dell'una e dell'altra, si diceva, è assolutamente buono: d'onde è potuto dunque scaturire il male ed insinuarsi nel mondo? Tale era il tormentoso problema che si proponeva la religione e la filosofia ad un tempo. E la religione rispondeva col mito di Satana che aveva pervertita la prima coppia innocente. La filosofia dava la magra risposta, che Dio aveva creato l'uomo buono, ma che gli aveva permesso di fare il male. Tanto è vero che quando si disconosce il valore necessario delle idee, si deve per forza ricorrere ad arbitrarie permissioni che non spiegano nulla. Il bene ed il male rappresentano nello spirito quella eterna ed inevitabile lotta che si ravvisa dalle prime categorie della logica fino agli ultimi contrasti della storia umana.
Ma l'ammettere come necessaria la coesistenza di questi due contrarî non importa che l'uomo debba essere per necessità malvagio. L'uomo anzi è fatto per realizzare il bene, e s'egli fa il male è perché si arresta a mezza via, e trascura di ricondurre le sue subbiettive e finite determinazioni al loro universale ed infinito valore.
Lo spirito concreto è un processo vivente, i cui gradi esprimono le determinazioni della sua realtà, ed hanno tutti un valore maggiore o minore, secondo che più o meno si vanno avvicinando all'ultimo risultato. Le relazioni che corrono fra lo spirito e la natura costituiscono la sfera del dritto la quale si aggira tutta intorno alla proprietà. Le relazioni che lo spirito medesimo, considerato come infinita libertà, ha con sè stesso considerato come particolare individuo, costituiscono la sfera della morale che si fonda tutta sul dovere.
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