DISCORSO SESTO.
DELLO STATO.
Lo spirito dopo di essersi realizzato obbiettivamente nella natura, come dritto, e dopo di essersi determinato in sč stesso, nella sua libera subbiettivitą, come dovere morale, finalmente deve obbiettivarsi nella totalitą di questi due lati come intero spirito. Egli deve darsi un contenuto pari a sč stesso, un contenuto che non sia nč solo obbietto nč solo subbietto, ma che comprenda l'uno e l'altro insieme. La realizzazione della sua infinita libertą non puņ essere perfetta nel dritto di proprietą, perchč ivi si trova in una relazione puramente esteriore, e manca il ritorno sopra di sč ossia la coscienza. Nel dovere morale si trova questa coscienza, e manca invece la relazione esterna. Lo spirito per attuarsi come vero spirito non deve porsi soltanto come soggetto o come oggetto separatamente; egli deve porsi come unitą dell'uno e dell'altro.
Il contenuto vero ed adeguato della libertą č la libertą medesima; ma questa libertą deve trovarsi esistente come obbiettiva. La famiglia e lo Stato sono appunto questa libertą posta come obbiettiva.
La famiglia non č un solo soggetto, un solo individuo; e non č neppure un aggregato accidentale d'individui: essa č un'unitą organica, nella quale l'individuo rappresenta un solo momento, e viene compreso in una unitą superiore e pił concreta. Nella famiglia lo spirito si conforma e si determina obbiettivamente. Che cosa infatti č lo spirito in sč? Č un individuo che si comprende come universale. Se fosse semplice individuo, senza avere compresa questa sua identitą collo universale, esso sarebbe animale e non gią spirito, perchč spirito č l'individuo come universale, cioč la ragione universale in atto.
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Stato
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