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      Or dunque se la pena deve seguire ad ogni violazione del dritto, se non si trova un tribunale al quale non si possa assoggettare uno Stato delinquente, qual modo si dee tenere per punire le violazioni commesse da questi? Questo modo è la guerra. Noi troviamo che presso i popoli, ove ancora non esistevano tribunali i giudizii si definivano col duello. Vico ha da questo ricavato il principio giuridico, che i popoli credevano alla necessità della pena, e che in difetto della ragione umana si fossero appellati alla ragione divina che a loro sembrava manifestarsi per mezzo della sorte delle armi. Questo spediente, escogitato nei tempi barbari per le contese private, è rimasto come mezzo indispensabile per le contesepubbliche degli Stati.
      La guerra manifesta il momento necessario dell'antagonismo nel mondo dello spirito. Se in tutta la natura ed in generale in tutte le esistenze si appalesa la lotta dei contrarii, come è possibile di evitarla nel mondo della libertà dove il contrasto è più vivo, più conscio, più impetuoso? Alcuni hanno creduto che col progresso della civiltà si potessero rimettere le controversie degli Stati ad un'adunanza suprema, dove giudici fossero tutti i sovrani. Per tal guisa si è sognata l'età dell'oro nell'avvenire, e la pace è stata vagheggiata come l'ultima mèta dove l'umanità andrà a riposarsi. Kant tra gli altri ha creduto alla possibilità di questa alleanza universale e pacifica di tutti gli Stati, ed ha scritto un disegno di pace universale. Egli medesimo però si accorge che il suo progetto è di difficile, e noi soggiungiamo d'impossibile esecuzione.


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Saggio sulla filosofia dello spirito
di Marianna Florenzi Waddington
Editore Le Monnier Firenze
1867 pagine 130

   





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