Ora, dopo quarant'anni, assistendo un giorno ad una seduta a Washington, ebbi la comunicazione seguente: Io sono Guglielmo Martin, scrivo invece di Guglielmo Wallace, il quale vi si manifesterà, potendo, in altra occasione. Certo come sono che nessuno nell'Est sapesse il nome di mio fratello e i suoi rapporti col Martin, mi parve questa una prova luminosa d'identità.
Di fatti simiglianti si potrebbero empir dei volumi; eppure ci sono alcuni che sfiorato appena l'argomento, ci oppongono: «Sì, possono i fatti esser veri, ma non sono certamente prodotti dagli spiriti dei morti, perchè ciò sarebbe assurdo.» Io ribatto: "Perchè assurdo?" E non ho mai avuto una risposta ragionevole nè mi è mai riuscito di trovare dove sia l'assurdo.
Chiamerò ora la vostra attenzione su qualcuno degli insegnamenti storici e morali dello Spiritualismo, dato che esso sia la verità. A me sembra non poco importante, se lo Spiritismo accetti come storici molti fatti riguardati dai dotti come imposture o illusioni. Lo Spiritismo può considerare il gran filosofo greco, Socrate, come un uomo sano e il suo demone come un essere spirituale intelligente o come un angelo custode. L'antispiritista deve credere invece che uno degli uomini più insigni, più puri e sapienti che siano mai stati, fu soltanto vittima di un'illusione mentale, e fu così debole, pazzo o superstizioso, durante tutta la sua vita, da non mai accorgersi che si trattava di un'illusione. Bisogna credere e sostenere che quell'uomo sublime, quell'arguto ragionatore, che fu venerato, amato e ammirato da tanti grandi suoi seguaci e discepoli, fosse dominato da ubbie e che non riuscisse mai a riconoscerle per tali.
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