Dopo che ebbe vista la figura, non volle più restar solo di notte. Notate qui, che la figura era soltanto visibile alla veggente. Questa circostanza dunque non è una prova della subbiettività dell'apparizione.
Nel caso terribile narrato ad Owen dalla signora S. C. Hall, testimone dei fatti più salienti, noi vediamo che l'uomo frequentato dagli spiriti non avea potuto tenere a lungo il suo cane; cominciati i fenomeni, non ci fu modo di farlo rimanere in camera, e di lì a poco fuggì di casa e si perdette.(16)
Il signor Hodgson, nell'Arena del Settembre 1889, narrando della dama bianca apparsa al fratello, dice che la terza notte vide il cane rizzarsi e rimanere immobile con l'occhio impietrito, e poi correre per tutta la camera come inseguito. «Nulla vide mio padre, ma udì una specie di sibilo, e il povero cane urlò e tentò di nascondersi; nè mai più volle rientrare in quella camera.»
Questa serie di casi, in cui vedonsi le impressioni prodotte dai fantasmi sugli animali, è certamente notevole e degna della più seria attenzione. Questi fatti non dovrebbero accadere, se fosse vera la teoria dell'allucinazione e della telepatia; e nondimeno è forza aggiustarvi fede, essendo essi inseriti nel racconto come cosa inattesa. D'altra parte, se son notati e ricordati, ciò prova che gli osservatori avean conservato tutto il loro sangue freddo. Essi ci mostrano, incontestabilmente, che un gran numero di fantasmi percettibili alla vista o all'udito, sia pure di una sola persona, sono realtà obbiettive.
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