Parlai con alcune di loro, le quali mi dissero essere otto famiglie differenti e quello l'unico alloggio per tutte; averle il Municipio snidate dalle grotte dando loro una mezza mesata, ossia lire cinque per famiglia. Soggiunsero di non posseder più ruote, ossia istrumenti per esercitare il proprio mestiere, nè avere altro lavoro, nè altri mezzi per campare la vita. E avrebbero potuto aggiungere, «nè speranza alcuna, salvo la morte.»
Quasi soffocata mi ritirai col cuore gonfio, pensando quanto sarebbe stato meglio averle lasciate sul Monte Calvario, ove almeno, se dovevano passare la notte nelle grotte, potevano di giorno almeno sotto il baldacchino dei cieli rinfrescarsi il corpo e lo spirito coll'aria balsamica.
Di fatto Monte Calvario è una delle sezioni meno infelici dei poveri di Napoli, specialmente se confrontata colle sezioni di Porto, Pendino e Mercato. Esteriormente la Sezione di Porto è migliorata dal 1860, quando uomini e bestie, legumi in istato di putrefazione, carne corrotta e pesce puzzolente, facevano miscuglio in mezzo alla strada. Ora l'abbiamo girata di giorno e di notte, ed il giorno di mercato abbiamo visto gli asini relegati in una piazza, i banchi e i botteghini confinati sui lastrici, la carne ed il pesce esposti per la vendita sani e freschi.
Moltissime case imbiancate facevano risaltare di più l'indecenza di certi palazzi coll'accumulata sporcizia di secoli sulla facciata. E la gente ci disse che questi miglioramenti si devono ad un ex vice-sindaco molto energico e probabilmente un tantino prepotente.
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