Fatto sta che egli fu troppo equo per un paese, ove la camorra domina. Ebbe l'assurda pretesa che, avendo fatto imbiancare tutte le catapecchie, anche un gran signore, consigliere, commendatore, deputato, imbiancasse il palazzo proprio. Costui si appellò al sindaco di allora, il quale rispose che un Napoletano con tanti titoli aveva il diritto di conservarsi sporco a suo piacimento. Il vice-sindaco rappresentava al sindaco che la sua autorità sarebbe compromessa, e che non oserebbe forzare gli altri a fare ciò che costui rifiutava. Il sindaco volle rispettato il deputato e la sua sporcizia. Il vice-sindaco, con la pelle fina proverbiale in Italia, si dimise dall'officio. Così fece gl'interessi dell'avversario, lasciando incompiuta l'opera propria e molto desiderio di sè nel quartiere.
La storia delle dimissioni è, del resto, una singolarità di questa penisola. Un Anglo-Sassone non la può capire. Il Bright e il Cobden furono soli nel domandare alla Camera la revoca delle leggi sul grano, e non li rimeritarono che con derisione e con insulti i loro colleghi, con brickbats (selci) e con uova guaste il popolo. Ciò fece raddoppiare i loro sforzi; stettero eglino sulla breccia finchè vissero, ed il libero commercio è opera loro. «Speriamo, - mi disse il popolo di Porto, - che col nuovo Municipio ci ritorni il vecchio vice-sindaco.» Lo speriamo anche noi, perchè continui l'opera cominciata, e porti la nettezza, che si principiava a vedere di fuori, anche dentro le abitazioni.
Io credo che una qualunque Commissione sanitaria ordinerebbe la distruzione di moltissimi dei fondaci di Napoli, o almeno decreterebbe che essi non debbano servire se non come magazzini di mercanzia e non di carne umana.
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