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      Visitai parecchi sotterranei: per arrivare ad uno, passando per il Chiassuolo, fu difficile vincere il ribrezzo che mi assaliva per quattro dei cinque sensi, perchè il solo gusto non c'entrava. Ascesi, col pericolo di cascare, la scala esterna di fango, e una dopo l'altra, entrai in tutte le stanze. C'erano sei piani, una media di sette stanze per piano, e la media di abitanti di varie famiglie era di otto. La pigione mensuale di ogni stanza variava da otto a quattordici lire; eppure scommetto che le mura interne non odorarono di calce dopo il 1837, quando grazie alle stragi fatte dal colèra queste tombe di viventi furono per ordine superiore imbiancate. I soffitti crollavano, molte delle stanze totalmente buie, l'una ricevendo luce dall'altra, e questa dalla porta, oppure da buchi, chiamati finestre; ma senza vetri. Questo speciale fondaco (differente da altri visitati, i quali non hanno neppure un cesso) aveva quasi in ogni camera un buco nel muro. E tutti questi buchi scolano giù nella cloaca, che, ben inteso, fraternizza col pozzo. Tenendo bene in mente che molte delle camere sono occupate da due ed anche tre famiglie, se ne comprendo facilmente tutta la luridezza. Alcune delle famiglie posseggono mobilia sufficiente, altre appena un letto. In una delle soffitte vidi un mucchio di paglia, che letteralmente camminava da sè, a cotal punto che lo credetti un nido di formiche. Ma - erano ben altri insetti! - come mi capacitò la mia cameriera, con infinita nausea, al mio ritorno in casa.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





Chiassuolo