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      Primo gradino della scala che lo condurrà per facile salita a Sant'Efremo, ove avrà lavoro provveduto e pagato, ed ove con la sua industria si ciberà di piselli con prosciutto, o se di più gli verrà talento, di fragole o lamponi o qualunque frutto di stagione. Una terza categoria ne inchiude molti; i segni del vizio prematuro, ereditato ed alimentato coll'esempio quotidiano, additano i futuri rei; i Caini dell'avvenire, colla mano contro tutti, e con le mani di tutti contro loro. Essi senza volerlo vendicheranno i torti della società; pur troppo saranno gl'innocenti che cadranno sotto il loro coltello, o nel loro laccio.
      E le ragazze? Troppo facile, troppo terribilmente sicuro torna il leggere il libro della loro vita.
      Senza per ora toccare la più tremenda delle tremende piaghe sociali, che esistono in tutte le grandi città, ed in Napoli forse primeggia, io vorrei che qualche madre napolitana conducesse le sue figlie, non a Porto, sarebbe forse troppo pretendere, ma al Vico Nuovo a San Biagio, numero 4, Sezione Pendino, per vedere la povertà onesta che lotta senza speranza di vincere. Ivi nel sotterraneo di una casa appartenente al Demanio, o, come dice il popolo, al demonio, se i carabinieri non l'hanno già cacciata, troveranno una famiglia di cinque persone, fratelli e sorelle. Il padre morì di tifo agl'Incurabili, la madre morì di parto. La ragazza maggiore guadagna mezza lira al giorno, lavorando da un sarto per uomini. Un'altra guadagna da una crestaia mezza lira la settimana; un piccino, malatissimo quando io visitai quella bolgia d'inferno, sarà, speriamo, già morto: se no, sono ancora cinque persone che debbono campare con cinquantasette centesimi il giorno, e pagare nove lire al mese per quella pozzanghera che abitano.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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