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      Questo basso sotterraneo, al quale si scende per cinque scalini, è difeso da un'enorme porta a grandi catenacci; non vi ha altra apertura, nè io capisco come la notte non vi si muoia asfissiati. Al dire di tutto il vicinato, il padre, laborioso e sobrio, lavorava e manteneva con quanta decenza può osservarsi in detta casa la sua famiglia, nè si dipartì dal banco di falegname che quando già delirava per febbre. Pagò anticipatamente ogni mese la sproporzionata pigione. Oggi le ragazze non possono pagare, ed il giorno in cui io abbandonai Napoli - un sabato - mi dissero, che erano già state avvertite che il lunedì i carabinieri le avrebbero messe sul lastrico. Nè io indico questa famiglia come più miserabile di un centinaio di altre che vidi. La indico solamente perchè quella strada ove abitano può visitarsi dalla più schifiltosa dama napoletana; e dirò soltanto, che se tale miseria, così coraggiosamente ed onestamente sopportata, esistesse in qualunque città inglese, il rettore della Chiesa anglicana, ovvero il pastore battista, anabattista o metodista, avrebbe avvertito le signore della rispettiva congregazione, affinchè provvedessero. Ma io in tutti i giri che feci a Napoli, non trovai mai nè prete nè frate in questi tugurii: al contrario li vidi a centinaia alla festa di Portici, alle corse di cavalli fuori di città, ai giardini pubblici, ovunque il dolce far niente era anche rallegrato dal sole e dalla bellezza della natura.
      Se mai queste nostre parole incitassero qualche pietosa, la quale non trovasse più la Giovanna Trotti, ed i suoi fratelli nel mentovato sotterraneo, si rivolga al fornaio di faccia, al numero 4, o ad altro dei vicini, che molto hanno a cuore cotesti derelitti.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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