E. N., di sedici anni, orfana, sulla strada per quattro notti, senza cibo per ventiquattro ore.
E. A. B., di tredici anni, venne dalla provincia a Londra con altre due compagne. Elleno vendettero i loro abiti; adocchiate dalla Polizia speciale, condotte alla visita; due immantinente registrate come prostitute. All'Ufficio stesso alcune delle anziane, commosse dalla tenera età della A. B., la condussero all'asilo.
E. C., di diciotto anni, orfana, perseguitata dalla Polizia speciale, si presentò all'asilo con queste parole: «Non ho tetto, non ho cibo, non vorrei gettarmi al male, salvatemi.»
A. A. M., figlia d'un avvocato, orfana, morente di fame, disse che la Polizia non le diede pace e non potè stare in nessun sito, la Polizia minacciando le persone che l'alloggiavano. Per dieci giorni e notti ramingò sulle vie. Fu tenuta nell'asilo, finchè ricuperò le forze; ora è istitutrice rispettata e contenta in una famiglia di Cornovaglia. E non sembra questa un'opera degna del cuore della donna? Non procurerebbe alla donna le lodi, onde il Cristo, in cui esse fanno professione di credere, rimeritò il buon Samaritano? E come possono mettersi all'opera, se ricusano di conoscere le cause e gli effetti di così orrenda piaga sociale?
Non mi proposi, nè sarebbe ora il caso, di ripetere le argomentazioni degli abolizionisti e degli antiabolizionisti. Basti dichiarare che io mi schierai sotto la bandiera dei primi: indottavi da considerazioni a priori, confermate da fatti che mi accadde di vedere.
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