Il solo Garibaldi riuscì a produrre una momentanea fusione, ma anch'egli fu avvertito che, se non assistesse al miracolo di San Gennaro, avrebbe tutti i popolani contro. E da quel momento gli odii, l'intensa inimicizia, l'assoluta incompatibilità delle due genti scemarono al punto da sottrarsi all'occhio che si appaghi di contemplare la superficie della società.
Ma chi guarda più addentro, scorge che ancora oggidì differenze fisiologiche, differenze di gusto nel cibo, nel vestire, dividono le due genti.
Pochi popolani vivono nei quartieri alti, ma quei pochi non pèrdono la loro specialità. Il popolano agiato mangia la stessa qualità di cibo del povero; maccheroni, pesce, legumi crudi, e abbiamo avuto occasione nell'Asilo infantile di Sant'Aniello di osservare l'immensa difficoltà di assuefare i piccirilli al cibo dei galantuomini: minestra di riso, pasta al brodo, zuppe di legumi, ec. - Se andiamo fra gli operai, ci si affacciano subito due classi: gli artigiani e i lazzaroni. Non accade mai che un galantuomo si faccia tagliare i capelli da un popolano, nè viceversa questo da quello: al barbiere del primo paghi mezza lira, e del secondo venti o venticinque centesimi. Non troverete un lazzarone tra le fonderie di ferro, non uno all'arsenale; pochissimi falegnami, muratori, calderari, sartori; nessuno commesso di commercio, d'orefice, nessun giovine di bottega, toltane la bottega di commestibili.
I principali mestieri del popolano sono: cappellaio, saponaio, maruzzaro (venditore di lumache), pizzaiuolo, venditore di fiammiferi, acquaiuolo, carnecottaro (venditore di carni cotte), fruttivendolo, venditore di commestibili per il proprio quartiere, venditore di lupini, di pine, cantiniere, carbonaro, tintore, ciabattino, che di rado si eleva al grado di calzolaio; fabbricatore di cannelli da pipa e di mattoni; venditore di roba vecchia, materassaio, pescatore, cocchiere, facchino.
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