Difficilmente troverete un lazzarone che sappia leggere e scrivere. Ed abbastanza strane sono le sue nozioni di moralità.
Sarebbe calunniare Napoli segnalandola con giudizio sommario più immorale delle altre grandi città; ma quando scendiamo fra i popolani nei quartieri bassi, non si esagera affermando totalmente ignota la nozione del bene e del male.
In amore il lazzarone è gelosissimo, e sfregia col rasoio la donna infedele alla sua promessa; sfregia pur quella, con la quale i genitori impediscono il matrimonio, anche se questa rifiuti altro sposo. E la donna va orgogliosa della cicatrice: segno che fu amata!
Ma per i lazzaroni la terribile piaga della prostituzione non riveste quel carattere vergognoso, che in altre parti del mondo, e anche nel mondo dei galantuomini di Napoli stessa, segrega le prostitute dal resto della convivenza cittadina, e le costringe a menar vita e dà loro costume e abitudini e gusto a parte.
La prostituzione nelle infime classi è un mestiere come un altro; non ha nulla di particolare; permette perfino di essere buona madre di famiglia.
Di giorno le prostitute vivono come tutte le altre donne: lavorano un po', ciarlano, hanno famiglia, hanno figli, e non sono punto sfuggite dalle non prostitute. Il mestiere notturno è in coscienza loro onesto, quanto onesto il furto.
E come possedere idee di moralità? Vivono nelle stesse camere varie famiglie: dormono nello stesso letto padre, madre, fratelli, sorelle. Al teatro anatomico, ove si sezionano i cadaveri dei poveri che non pagarono il mortorio, fra le ragazze dai dodici anni in su non si notò nessuna vergine.
| |
Napoli Napoli
|