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      I precedenti Municipii non pensarono, o ci pensarono poco, a migliorare la condizione dei poveri in genere; e il poco operato si ristrinse a favore dei poveri o degli operai della classe dei galantuomini, che somiglia a tutti gli altri operai d'Italia. E codesti operai guadagnano discretamente, vivono civilmente e non mancano alla propria dignità e ai proprii doveri: e frequentando le scuole e costituendosi in associazioni, si vengono progressivamente illuminando nei proprii diritti.
      Nei miglioramenti, onde i Municipii antecedenti bonificarono la città, non vi compresero che la Via del Duomo, la quale traversa i quartieri superiori, Foria, la Marina, il Corso Vittorio, i nuovi quartieri del Museo, di Mergellina, il nuovo Rione Principe Amedeo. Furono all'opposto trascurati tutti i quartieri infelici degl'infelicissimi.
      Anche le case economiche, promosse da Marino Turchi, si costrussero nella parte più ridente di Capodimonte, e non sono economiche, nè potrebbero essere pagate dai popolani. Le cucine economiche avviate dalla egregia signora Ravaschieri ebbero buon esito, credo, a Montecavallo e a Chiaia, quartieri nobili non però al Pendino e alla Vicaria, perchè nella scelta dei cibi non si tenne conto del gusto della bassa gente. Tutto dunque rimane a fare, nè si tornerà, speriamo, all'eterna disputa, se si debba risolvere prima la questione dell'istruzione o quella del miglioramento materiale dacchè l'una deve procedere di pari passo coll'altra, se si vogliono evitare convulsioni morali paragonabili a quelle del Vesuvio.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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