Nel 1818 fu deciso che la scuola si trasferisse dall'Università al Reale Albergo dei Poveri. Pur non cessò mai di essere Istituto governativo e d'insegnamento. Figuravano 17,000 lire annue sul bilancio dello Stato; ma reputato insufficiente appannaggio, si risolse che dovesse sopperirvi il largo patrimonio dell'Albergo dei Poveri.
Ed ecco il genuino motivo dell'interrogazione del deputato Abignente nel 1874 sulla chiusura della scuola dei Sordo-muti. Egli prese la parola sul capitolo XXXIII del bilancio per la Pubblica Istruzione, Istituto dei Sordo-muti. Richiamò l'attenzione del Ministro sopra un Decreto del 24 luglio 1873, che scioglieva la scuola dei Sordo-muti. Fece la storia, e la fece bene, fino all'anno 1862, quando scoppiò il conflitto fra la Direzione governativa e l'Amministrazione dell'Albergo dei Poveri. Egli mostrò che il Ministro, per non romper fede alla regola dell'economia fino all'osso, toglieva dal bilancio la somma di 17,772 lire, quasi che fosse stata un dono governativo, un atto di carità verso i poveretti, e non si trattasse invece di una dotazione risalente a molti anni addietro. Ma nel 19 aprile 1871, per cura dell'onorevole Bonghi, si dovette riconoscere che non si aveva facoltà di togliere dal bilancio quella somma, la quale non dono od elemosina, ma debito era strettissimo del Governo.
L'onorevole Bonghi fece scrivere la somma al suo posto, cioè nel bilancio dell'Istruzione Pubblica. Non perciò la scuola rifioriva. Anzi la sciolsero, ma sempre con la scusa di meglio ricostituirla.
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