Sicchè accadeva e tuttora accade che il desiderio della libertà e la ripugnanza al lavoro alternandosi producano un andirivieni continuo, rendendo vano ogni tentativo di ordine e di decoro. Una bambina allevata per esempio nei bassi quartieri di Napoli, rientrando nell'Ospizio, o perchè la famiglia che l'ha allevata è stanca di mantenerla, o perchè essa non vuole lavorare, o perchè vuole acquistare la dote concessa alle figlie che trovansi nell'intorno dello Stabilimento e non a quelle che si maritano mentre son fuori, porta seco tutte le nozioni del vizio acquistate in quei luoghi, ove l'idea stessa del bene è ignota. Che esempio fatale per le interne non ancora messe in contatto col mondo!
Fino al 1833 tutte queste ragazze, o non mai uscite o ritornate, erano rinchiuse nel Conservatorio, ove acquistavano prevalenza facendosi oblate: specie di esseri non religiosi, perchè senza voto di castità, di ubbidienza o altro; non secolari, e perciò esenti dai doveri di cittadine.
E queste oblate vivevano padrone dello Stabilimento, ognuna avea stanza propria e da 50 centesimi a una lira al giorno, mentre le semplici recluse avevano comune la stanza e talvolta ricevevano il pane e 21 centesimo al giorno; e per vivere dovevano lavorare sotto gli ordini ed il capriccio delle oblate, che maltrattavano le une e guastavano le altre, secondo che erano più o meno docili ed utili. Nessun refettorio, nessuna sorveglianza. La Casa della Madonna mutata in postribolo. Chi vuol conoscere quella Casa legga il Ranieri; nulla vi è esagerato, mi dicono coloro che di quel tempo bene si ricordano, ed ai quali facilmente si crede pensando allo stato dell'Ospizio nel 1860.
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