In quanto alle celebrità medico-chirurgiche, non mi stimo giudice competente; ma per tutto il resto le lodi suonano sarcasmo. Parlate cogli ammalati ivi raccolti, con quei che hanno avuto la buona fortuna di uscirne, udite ciò che eglino vi diranno della dieta, del trattamento, del cangiar della biancheria. Parlate con alcuni disgraziati, che si ripromisero un onesto guadagno come appaltatori della biancheria, e vi diranno che lenzuola e camicie scomparvero a centinaia alla volta, e che dovettero ben presto ritirarsi dall'impresa, per non soccombere. Parlate con un altro pietoso, che vedendo il ributtante pasto dato agli ammalati, lo commise allo stesso venditore che serviva la casa propria: ma serviti di minestra, gli ammalati lamentavansi più che mai, perchè chi aveva interesse a fare scomparire il pietoso, aveva messo la nuova pasta ad ammuffire in cantina.
La razza degl'infermieri negli Ospedali è in genere trista; sembra che la presenza costante dei patimenti indurisca, invece d'intenerire, il cuore. Era la nostra gran difficoltà nel 1860, quando non fu possibile far assistere i feriti dai proprii camerati. Per quanto fossero lauti gli ordini alimentarii dei medici, per quanto questi ubbiditi a pennello, venuto il momento del rancio, il cibo era scarso e cattivo.
Un giorno il Garibaldi, durante una sua visita, prometteva a tutti che avrebbero avuto qualunque cosa che il medico, passando la rivista, non avesse giudicato dannosa. La domane trovai prescritto un numero notevole di petti di pollo.
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Ospedali Garibaldi
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