«La esposizione rivelò che, per lo spendere lautissimo ed improvido, e per la trascuraggine nelle esazioni delle rendite, e pel disordine amministrativo, il Patrimonio dello Stabilimento avea patito non poca diminuzione di capitali, e versava in condizioni tali da potersi dire sullo sdrucciolo del fallimento!
«Disse che nello scorcio solo del 1876 si erano vendute oltre 5000 lire di rendita per estinguere obbligazioni contratte, e che, non ostante le 78,000 lire ricavate da tale rendita, esistevano ancora obbligazioni arretrate da estinguere, fra le quali i maritaggi del 1875 e 1876!
«Deplorò la leggerezza, con la quale si amministrava un patrimonio sacro alla carità civile, e la facilità con cui si largheggiava nel profondere denari, fino a sconfinare dal bilancio positivo fra le entrate e le spese, e far sorgere necessità di pignorare rendite e gravare l'opera di obbligazioni.
«Aggiunse, che mentre l'Amministrazione versava in grave sperequazione economica, egli avea trovato nella Segreteria un personale abusivo sì per numero di persone che per misura di stipendii; e conchiuse dichiarando che, a rialzare la efficienza economica e morale dello Stabilimento, egli avrebbe adottato uno stretto rigore di giustizia e di amministrazione per raggiungere il pareggio del bilancio e risollevare il prestigio dell'Istituto.
«La fratellanza, accorsa numerosa come non mai da gran tempo era avvenuto, udì con grande attenzione le parole franche e severe dell'onorevole Pepe, le quali, avendo rivelato piaghe profonde e tracciato i rimedii opportuni, riscossero viva adesione.
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