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      Sono tutti ben trattati, mangiano per la maggior parte assai meglio che in casa loro, hanno una razione di pane giornaliera da soldato, divisa in due parti, una minestra condita con olio o con lardo nei di feriali, una zuppa al brodo con carne di bue o di vitella la domenica. Di più si permette loro di mangiare tutto ciò che manda la famiglia.
      Ogni loro richiamo è ascoltato all'istante, e col sistema vigente di lungo imprigionamento preventivo trovate detenuti da sei mesi e anche da un anno; e quando eglino escono per non farsi luogo a procedere, dopo il lungo tempo di ozio e di convivenza con malvagi ritornano alla società col senso dell'ingiustizia sofferta, colle cattive idee acquistate, e alla fine dei conti colla sensazione che al postutto non si sta tanto male in prigione, quanto nei tugurii, ove, per mangiar miseramente, bisogna lavorar molto.
     
     
      CAPITOLO QUINTO.
      Stabilimenti penali e Bagni.
     
      Un solo dei Bagni del Napoletano ho potuto visitare: quello di Nisida; e tutte le osservazioni fatte nelle Case di pena e di correzione mi si vennero confermando in quell'oasi di pace, di salute, di buon ordine, ove si combina la dolce vita dell'agricoltore, ben diretto dallo studio, con altre occupazioni e ricreazioni che formerebbero la delizia di molta nostra gioventù chiusa nei collegi, in Italia per lo più malsani e monotoni, e certamente dei soldati costretti in tempo di pace ad ozio forzato e alla fastidiosa disciplina. Il presente Comandante ha proprio trasformato l'Isola: a forza di farvi lavorare i galeotti ci sono strade bellissime, che conducono dal basso all'alto dell'Isola, su cui sorge la fortezza.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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