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      Perchè non una Scuola normale per le infermiere, come ci sono Scuole normali per maestre e per levatrici?
      Si otterrebbero così due benefizii: il povero, vecchio, vecchia, orfano e orfana, disgraziato o infermo, avrebbe una persona che ha cuore e senso d'umanità per tutrice: queste donne penserebbero a migliorare il loro stato, ad addolcire le loro sofferenze, non a fare proseliti, sudditi di un Principe straniero e nemico della patria italiana in questo mondo, e abitanti di un mondo ignoto nell'avvenire: queste donne sarebbero tante madri per gli orfani, tante soccorritrici illuminate dei malati e degl'infelici. E per le donne stesse, quale beneficio! Oggi che carriera fanno esse? Quella che non si marita, deve diventare maestra o serva: appena le si permette d'apprendere la telegrafia e si paga il suo lavoro la metà di meno di quello degli uomini, pur confessandolo eseguito altrettanto bene, e, spesso, meglio.
      Scuole normali per direttrici di Opere pie per infermiere, per Istituti di sordo-muti e ciechi, ne assicurerebbero il buon andamento, e salverebbero un numero grandissimo di donne dall'unico mestiere, oggi ad esse non contrastato, la prostituzione.
      Ci pensi il Governo riparatore, ci pensino i Municipii progressisti, ci pensino tutti e tutte: Monarchici, Unitari, Federalisti! Qui sta uno dei mezzi graduali, effettuabili, evidenti, per gettare le basi di un'Italia libera, florida, potente.
     
     
      CAPITOLO NONO.
      Conclusione.
     
      Terminando queste pagine, mi tornano in mente parecchie obbiezioni fattemi da persone che non vorrebbero toccata in Italia la questione sociale: dicono che, quand'anche la sofferenza sia intensa quanto noi la dipingiamo, i miseri vi si abituarono così da non accorgersene, e soggiungono che le nostre avvertenze sono inopportune e semenza di discordia.


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La miseria in Napoli
di Jessie White Mario
Editore Le Monnier Firenze
1877 pagine 277

   





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