In quell'anno fatale per l'Istituto dei Sordo-muti di Napoli, un Ministro della Pubblica Istruzione, ed appunto napoletano, l'onorevole Scialoia, ha creduto di sciogliere quella scuola per ricostituirla sulle primitive sue basi, certamente colla migliore intenzione di renderla più proficua e di più larga applicazione.
In quell'anno stesso fu cancellata dal bilancio dell'interno, dove era fuori di proposito inscritta, trattandosi di Stabilimento d'istruzione, la somma di lire 17,777 che equivale ai 4000 ducati, patrimonio o dote stanziata già da sette diecine di anni per provvedere appunto a quella Scuola dei Sordo-muti.
Se non che le vive istanze fatte dall'onorevole Relatore del bilancio definitivo della pubblica istruzione di quell'anno stesso, dall'onorevole Bonghi, hanno procacciato sì che quella somma venisse inscritta appunto in quel bilancio, e ciò debbo desumere dal vedere molto cresciuta la somma stanziata pei Sordo-muti nel bilancio definitivo rispetto al bilancio di prima previsione.
Ma intanto quell'Istituto, in obbedienza al decreto Scialoia, era morto, e non spuntava provvedimento per farlo risorgere. Nel 1872, nel 1873 e 1874 non si vide più iscritta nel bilancio della pubblica istruzione una somma designatamente per l'Istituto dei Sordomuti di Napoli; e soltanto nel bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione pel 1875 quella somma ricomparve in tutta la sua pienezza e nella sua applicazione. Nel 1875 era appunto Ministro per l'Istruzione Pubblica l'onorevole Bonghi, altro cittadino napoletano, il quale, certamente ispirato ai medesimi sentimenti che avevano suggerito all'onorevole Scialoia di sopprimere quella scuola per ricostituirla su basi migliori, non potè, o qualche cosa gli mancò per riparare a tanto danno della patria sua.
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