E anche qui noi abbiamo una distribuzione del danaro, fatta secondo il suo giusto e naturale procedimento. Infatti, le disponibilità che cominciano nel 1873, si protraggono fino al 1875, come vuole la legge.
Ora, che cosa, si fa per la scuola? S'interroga, si tratta, ma non si viene a conclusione definitiva finchè nel 1875 il Ministro nomina suo rappresentante il Mordini, prefetto della Provincia. Il Commissario (mi pare che era un Commissario), il Commissario dell'Albergo dei Poveri (era il De Zerbi) tratta per l'Albergo; e si viene concludendo fra di loro a stabilire come debba essere riaperta la Scuola dei Sordomuti nell'Albergo dei Poveri.
Ma pare che alcune cose là siano mobili; comincia il Commissario a ritirarsi; poi, quando si è sul punto di attuare ciò che è convenuto fra le due Autorità, quella che rappresenta l'Albergo dei Poveri e quella che rappresenta il Ministro della Pubblica Istruzione, il Consiglio d'Amministrazione del Pio Istituto ritorna sui patti, già stati concordati. Allora si disputa gli uni per fare accettare, gli altri per respingere le nuove correzioni.
In questo mentre, in mezzo a tali trattative, il Ministero della Pubblica Istruzione è affidato a me; ed io cerco di venire ad una conclusione: nè del perchè ci si debba venire è il caso che io dica i motivi. Abbiamo sul bilancio della pubblica istruzione uno stanziamento, il quale resta inoperoso; o si cancella o si attua. Ma c'è una cosa più grossa; c'è una grande istituzione, e c'è un grande bisogno di soccorrere ad una dolorosissima necessità. Non vi dirò il grido di dolore delle sedici Provincie Napoletane.
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