Io non voglio, dice l'Albergo dei Poveri, essere obbligato a nulla; non voglio che la capitolazione che ora si stringe, possa, quando per avventura cessasse, portare per l'avvenire un qualche peso all'Albergo dei Poveri, nè restargli onere alcuno pel mantenimento del mentovato Istituto. E il Governo ha risposto: Se voi avete dei doveri verso le Provincie, io non entro a giudicarli, io non posso riconoscere la facoltà di esonerarvi da obblighi, i quali vi possono provenire dalla vostra istituzione; concediamo questo: quanto al resto, c'intenderemo; ma se domandate a noi che vi liberiamo da qualunque onere, ci domandate una cosa, la quale, ancorchè la concedessimo, non saprei qual valore potrebbe avere, perchè coteste Provincie Napoletane che fanno una questione per l'Albergo dei Poveri, non ci hanno mica dato il mandato di trattare per esse.
L'Amministrazione non poteva governarsi altrimenti: noi vediamo qui una istituzione, la quale è sorta in virtù di un potere assoluto; noi vediamo qui dei Ministri di un Governo assoluto, i quali hanno portato là dentro la scuola stabilendo un contributo; andremo noi a dire che non crediamo all'obbligo dell'Albergo dei Poveri di dare quest'insegnamento; andremo noi a liberarlo da quest'obbligo, il quale nasce se non dalla sua fondazione, certo dalle vicende della sua fondazione?
Il sussidio, cui si era obbligato lo Stato, fu regolarmente ogni anno stanziato; pel fatto del Governo la scuola può essere riaperta quando che sia, e non penso che con la grande opera dell'Albergo dei Poveri si abbia a disputare più a lungo intorno al limite che essa voglia mettere a se stessa, quanto al corrispondere a quelle funzioni che in qualità d'Opera Pia le debbono essere molto accette.
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