Bisogna pensare poi a ciò che si fa in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti d'America per questi disgraziati - bisogna pensare che l'impulso fu dato a quest'ultimo paese da Napoli stesso - alle Scuole di Milano, Roma, ec., ec., per capire tutta la vergogna della chiusura prolungata della Scuola di Napoli.
Nel Discorso dell'onorevole Coppino, citato di sopra, si legge: «Quanto alla restituzione della scuola si studia.... Si comincia a pensare un po'più vivamente come e dove si debba e si possa riattivarla.... Io dico che il Ministero della Pubblica Istruzione ha risoluto di volere che questa scuola, come per i precedenti Decreti per le precedenti trattative si è voluto che fosse aperta, così veramente si apra. Io credo che quelle parole che ho letto prima, indicano la risoluta volontà del Governo di fare il suo dovere.»
Il Discorso risale a 17 mesi fa! Che il Governo avrebbe voluto fare il suo dovere, siamo persuasi; ma perchè non costringere l'Albergo dei Poveri a compire il proprio? E se i reggitori presenti vi si oppongono, perchè non sono destituiti? Perchè il Governo, che non esita in casi meno urgenti di fare sentire il suo potere, non arroga a se stesso la direzione di tanti infelici? «Non vi dico il grido di dolore delle sedici Provincie Napoletane,» esclamò l'onorevole Coppino nel giugno del 1876.
E non teme egli che quel grido non si trasmuti nella interrogazione terribile di Jehova a Caino? Può rispondere il Governo riparatore come Caino? Egli stesso ci dice: «Noi vediamo qui una Istituzione sorta in virtù di un potere assoluto; noi vediamo qui dei Ministri di un Governo assoluto, i quali hanno portato là dentro la scuola stabilendo un contributo.
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