Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     I muschi verde giada fino al bordo del cielo.
     La gru degli immortali fa sentire il suo grido,
     S'alzano le fenici dispiegando le ali.
     Passa il nero gibbone, corrono bianchi cervi,
     Leoni ed elefanti son signori del luogo.
     È terra benedetta, meglio del paradiso!

     La porta della dimora sotterranea era solidamente chiusa, tutto era calmo e silenzioso, senza alcuna traccia di presenza umana. Volgendo la testa, vide in cima alla rupe una lastra di pietra alta tre tese e più, larga otto piedi. Vi si allineava in dieci grandi caratteri la seguente iscrizione:

     MONTE DELLA TERRAZZA DEGLI DEI DI UN POLLICE QUADRATO
     GROTTA DELLA LUNA PENDENTE E DELLE TRE STELLE

     Al colmo della gioia, il Bel Re Scimmia si disse: "Brava gente si incontra in questi posti! L'informazione era precisa!" Guardò per un bel po', senza osar di bussare; poi finì per saltare su un ramo e si divertì a cogliere pigne, sgranocchiarne i pinoli e gettare i gusci qua e là.

     A un certo punto si udì un cigolio, la porta della grotta si aprì e ne uscì un ragazzino immortale, pieno di grazia e dignità, dal volto straordinariamente puro: niente in comune con i soliti marmocchi.
     Eccolo qua:

     Doppio nastro di seta gli annodava i capelli,
     Abito a larghe maniche lievi come pensieri.
     Portamento distinto come dà un cuore vacuo.
     È lontano dal mondo il fanciullo dei monti.
     È netto da ogni polvere, non conosce intemperie.

     Appena uscito, si mise a gridare:
     "Chi è venuto qui a far baccano?"
     Il re scimmia saltò giù dall'albero, si avanzò e si presentò inchinandosi:


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