Colpendolo tre volte, il Maestro gli aveva indicato di essere pronto per la terza veglia notturna; incrociando le mani dietro la schiena e chiudendo la porta, lo invitava a entrare dall'uscio posteriore per trasmettergli il Tao in segreto.
Scimmiotto trascorse dunque la giornata con i condiscepoli in perfetto buonumore, alzando spesso lo sguardo al cielo davanti alla grotta d'immortali delle Tre Stelle, perché non vedeva l'ora che scendesse la sera. Al crepuscolo si ritirò per dormire con tutti gli altri, ma finse soltanto di chiudere gli occhi e di respirare profondamente, mentre invece si concentrava.
Nessuno in montagna annuncia le ore notturne; perciò non sapeva l'ora e doveva stimarla contando i propri respiri. Verso la metà della notte si alzò pian piano, si vestì, aprì furtivamente la porta e uscì mentre tutti dormivano. Levò gli occhi a contemplare lo spettacolo che gli si offriva:
Luna chiara e rugiada fredda e pura;
Agli otto poli, non un gran di polvere!
Nei boschi intorno dormono gli uccelli:
Scorrono mormorando acque sorgive.
Le lucciole combattono le ombre,
Passano in cielo scuri stormi d'oche.
Questo è il momento di cercare il Tao.
Eccolo che segue il sentiero familiare verso l'ingresso posteriore. Vedendo la porta socchiusa Scimmiotto si rallegrò: "Il maestro aveva proprio l'intenzione di trasmettermi il Tao: ecco perché la porta non è chiusa."
Scivolò dentro a passi felpati e si recò ai piedi del letto in cui dormiva il patriarca, tutto raggomitolato e rivolto verso la parete. Scimmiotto, che non osava disturbarlo, si inginocchiò accanto al letto. Dopo un po' il maestro si svegliò e stirò le gambe, cantilenando a bassa voce:
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