"Va bene" fece la suocera ridendo, "sei un genero molto pratico, che sa economizzare il tempo. Sono pronta; incominciamo?"
Tutta la sala scintillava di candelieri d'argento; il bestione si prosternava e pregava. Quando ebbe finito, chiese: "Signora, quale figlia mi darete?"
"È una bella domanda. Se ti do la più grande, la seconda si lagnerà; ma se ti do la seconda, si indispettirà la più piccola. Se poi ti dessi la più piccola, credo che la maggiore si offenderebbe. Non so proprio come uscirne" rispose la futura suocera.
"Non dobbiamo indispettire nessuno. Se temete malcontenti, datemele tutte e tre: vi risparmierete polemiche e battibecchi che rovinerebbero la pace familiare."
"Nemmeno per sogno! Non vorrai accaparrarti da solo tutte e tre le mie figlie!"
"Pensateci: chi, al giorno d'oggi, non ha tre mogli e quattro concubine? Io me la caverei bene anche con molte di più: fin da giovane, per le battaglie fra le lenzuola, ho avuto un'alta scuola. Vi garantisco che le soddisferò tutte alla perfezione."
"Non se ne parla nemmeno, ho detto di no! Avvolgi la testa in questo panno e nascondici la faccia: faremo una scelta a caso, secondo la volontà del Cielo. Le ragazze ti sfileranno davanti, e tu sposerai quella che riuscirai ad afferrare tendendo le braccia."
Il bestione si coprì la testa. Come dice il poema:
Il folle non comprende i motivi profondi,
E non sa che l'amore è una spada che uccide.
Non segue i riti antichi, destinati allo scopo,
Ma si copre la testa come un povero stupido.
Quando si fu ben coperto, il bestione propose: "Signora mamma, le ragazze possono entrare."
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