"Scusate, ma questa cosa è cresciuta su un albero" precisò Vento Puro.
"Che incredibili sciocchezze! Forse che i bebè spuntano sugli alberi? Portate via questa infamia!"
Di fronte al veemente rifiuto, i ragazzi portarono il vassoio nella propria camera. Bisogna ammettere che quella è frutta strana: non si può conservarla, perché presto indurisce e diventa immangiabile. Perciò non poterono far altro che sedersi sul bordo del letto e mangiarsela.
Ahimè, chi avrebbe immaginato il disastro imminente! Il fatto è che la loro camera era accanto alla cucina, e le pareti erano molto sottili: si udivano anche i bisbigli. Porcellino stava appunto preparando da mangiare, e già aveva ascoltato le loro battute sul martelletto e sul vassoio da cinabro, prendendone nota. Ora li udì di nuovo che discutevano del monaco cinese, che non aveva riconosciuto i frutti di ginseng e li aveva costretti a portarli via per mangiarseli da soli. La conversazione fece venire l'acquolina in bocca a Porcellino: "Quanto mi piacerebbe assaggiarli!" si diceva. Ma siccome era un balordo, non sapeva far nulla senza averne prima discusso con Scimmiotto. Non faceva più attenzione ai fornelli, tendeva continuamente il collo per vedere se il condiscepolo fosse di ritorno. In effetti dopo un po' lo vide ritornare e legare il cavallo a un albero di sofora. Scimmiotto si stava dirigendo verso il retro, quando vide Porcellino che faceva segni disperati dalla finestra della cucina e gridava: "Vieni da questa parte!"
Scimmiotto fece dietro front e si affacciò alla porta della cucina, esclamando: "Che c'è, bestione, perché gridi? Avrai poco riso, suppongo. Preparane per il vecchio secondo il suo appetito; noi ne mendicheremo dell'altro nelle case che ci sono più in là lungo la strada, ecco tutto."
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