"Vieni dentro. No, non è questione di riso. Lo sai che in questo tempio c'è un tesoro?"
"Che tesoro sarebbe?"
"So come si chiama, ma non l'ho mai visto" sghignazzò Porcellino. "E anche tu, se te lo portassero, non ci capiresti niente."
"Mi prendi in giro, scemo? Ho cercato il Tao per cinquecento anni, ho vagabondato ai quattro angoli dell'universo. Non ci dovrebbe essere molta roba che io non abbia mai visto."
"Li hai mai visti i frutti del ginseng?"
"No, è vero, non li ho mai visti; ne ho solo sentito parlare. Sarebbero il cosiddetto cinabro trasmutato vegetale, e dovrebbero essere il non plus ultra per procurare longevità. E dove si trovano?"
"Si trovano in questo posto. Quei ragazzi ne hanno offerto due al maestro, che li ha scambiati per neonati e non ha osato mangiarli. I ragazzi ne hanno approfittato per spassarsela. Se il maestro non li voleva, avrebbero dovuto offrirli a noi; invece si sono chiusi nella loro camera e ne hanno fatto una scorpacciata. Figùrati che li sentivo succhiare di gusto, mi han fatto venire una voglia! Vorrei sentire anch'io che sapore hanno, ma non sapevo come fare. Ho pensato a te, che sei sempre pieno di risorse. Vai nel giardino a sgraffignarne qualcuno, così ce ne facciamo un'idea. Ti va?"
"Niente di più facile. Aspetta qui, che te ne porto subito."
Mentre si volgeva bruscamente e stava per andarsene, Porcellino lo trattenne: "Dì, fratellino, quelli là parlavano di un martelletto d'oro che occorre per farli cadere. Bisogna seguir le regole, perché poi non si accorgano di niente."
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