"Quale madre e quale figlia?" chiese Tripitaka.
"Ma è la madre della donna che il nostro condiscepolo ha ammazzato!"
"Non dir scemenze, fratellino" sghignazzò Scimmiotto. "La ragazza dimostrava sì e no diciott'anni, questa vecchietta ne mostra ottanta passati; secondo te, avrebbe partorito una figlia a sessant'anni e più. Fammi vedere da vicino: scommetto che è un altro imbroglio".
Il bravo Scimmiotto avanzò a gran passi per esaminare meglio l'essere malefico:
Ora si è trasformata in una vecchia:
Coi capelli più bianchi della neve,
Avanza a passi lenti e zoppicanti.
È magra rinsecchita ed il suo viso,
Da cui spuntano zigomi pungenti
Mentre ne pende una bocca cascante,
È più avvizzito di una foglia secca.
Era meglio l'aspetto precedente!
Scimmiotto la riconobbe subito e non si seppe trattenere: senza altre formalità processuali, la colpì in testa. Essa reagì come la volta precedente, fuggendo in forma di spirito e abbandonando un altro falso cadavere sul ciglio della strada.
La scena riempì di tale orrore il monaco cinese, che cadde da cavallo come un sacco e restò per terra a recitare venti volte di fila l'incantesimo della costrizione del cerchio. La testa di Scimmiotto prendeva la forma di una di quelle zucche allungate con una strozzatura in mezzo e lui, povera bestia, si rotolava per terra e urlava: "Basta! Basta! Non è leale!"
"Un monaco che ha la fortuna di ricevere un buon ammaestramento non ricade nell'inferno. Dopo tante esortazioni che ti ho fatto, perché persisti nella violenza? Avevi appena ucciso un essere del popolo di dio, e ne uccidi un altro. Dove credi di arrivare?"
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