"Un momento fa era davanti a noi" notò Porcellino. "Sarà girato il vento."
"Lasciate perdere il vento" esortò Scimmiotto che sopraggiungeva. "Tiriamo diritto!"
Tutti tacquero e marciarono, ansiosi di superare la catena montuosa.
La creatura malefica, che non era riuscita ad attirarli, rifletteva: "Mi ero messo a tre li scarsi dal monaco cinese; a quest'ora dovrebbe essere arrivato. Avrà preso un altro sentiero." Si liberò dai legami e si alzò in cielo per osservare la situazione, sotto forma di raggio di luce rossa. Scimmiotto vide e capì che si trattava sempre della stessa insidia; perciò fece nuovamente smontare Tripitaka: "Ragazzi, attenti! Il mostro ritorna."
Porcellino e Sabbioso ripresero le armi e circondarono il monaco cinese per proteggerlo.
Il mostro guardava interessato e apprezzava: "Quei tre sono gente svelta. Il monaco con la faccia pallida, che stava a cavallo, l'hanno nascosto in un baleno. Sono un po' lontano per vedere bene, ma ho l'impressione che, se prima non mi sbarazzo di quello con lo sguardo penetrante, non riuscirò a concludere niente."
Ridiscese e si mise in agguato come prima, appeso a un ramo di pino, a non più di mezzo li davanti a loro.
Allo scomparire della luce rossa, Scimmiotto li invitò a riprendere il cammino.
"Ma insomma, questo pericolo c'è o non c'è?" si irritò Tripitaka.
"Come prima; un mostro ha dato segno di sé, ma è passato."
"Questa maledetta scimmia ci prende in giro!" gridava il reverendo. "Quando i mostri ci sono davvero, non dice niente. Ma in queste belle montagne, fatte solo per piacevoli escursioni, continua a spaventarci gridando ai fantasmi. Ora l'ha preso la mania dei mostri di passaggio. Al primo stormir di fronde, mi afferra per le gambe e mi tira giù dal cavallo senza nessun riguardo. E se mi rompe una gamba?"
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