Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Maestro, portate pazienza. Se vi doveste far male, vi cureremo; ma se un mostro si impadronisce di voi, non so se sarebbe agevole ricuperarvi."
     Tripitaka, fuori di sé dalla collera, voleva recitare l'incantesimo del cerchio; Sabbioso lo dissuase a stento. Non poté che rimettersi in sella; ma era appena ripartito che udì di nuovo: "Aiuto! Aiuto!"
     Il maestro alzò gli occhi e vide un bambino tutto nudo appeso a un ramo d'albero. Tirò le redini e riprese a inveire contro Scimmiotto: "Che gaglioffo, quel maledetto scimmione! In lui non c'è ombra di bontà, solo il culto della violenza. Lo dicevo io che era un essere umano; e lui: 'no, no, è un mostro!' Ed eccolo qua: è un bambino appeso all'albero."
     Scimmiotto, fra le manifestazioni di collera che subiva e il rischio di ripiombare nel mal di testa, non sapeva che fare. Perciò se ne stette zitto a testa bassa, mentre quel furbacchione di Tripitaka si accostava all'albero e si rivolgeva al bambino: "Dove sono i tuoi genitori? Perché sei appeso lì? Dimmi tutto, perché ti possa aiutare."

     Il mostro, esibendo occhietti gonfi di lacrime, gli raccontò una bella storia: "Maestro, a ovest di questa montagna scorre un torrente che si chiama dell'Abete Secco; il mio villaggio è in riva a quel torrente. Mio nonno si chiamava Rosso, soprannominato Milione perché aveva fatto fortuna; morì molto tempo fa, in età avanzata, lasciando i suoi beni in eredità a mio padre. Papà spendeva molto, e presto fu soprannominato soltanto Centomila. Cercò di rifarsi prestando il suo denaro a certa gente d'ignota provenienza, grandi spacconi che promettevano lauti guadagni. Invece essi si rivelarono una banda di briganti, e mio padre si trovò a perdere capitale e interessi. Quando rifiutò di prestar loro altro denaro, vennero a casa nostra in pieno giorno con torce e bastoni, uccisero mio padre e fecero man bassa dei nostri averi. Mia madre, che non era priva di bellezza, se la portarono via per affidarle il loro covo. Lei mi portò con sé, ma quando arrivammo sulla montagna quei banditi si vollero sbarazzare anche di me. Le suppliche di mia madre mi risparmiarono di essere sgozzato: come vedete si sono accontentati di legarmi e abbandonarmi, perché morissi di fame e di freddo. Non so dove sia il covo dei banditi. Io sono appeso qui da tre giorni e tre notti, e voi siete le prime persone che passano. Non so, maestro, quali meriti acquisiti in una vita anteriore mi diano la fortuna di incontrarvi. Se nella vostra grande compassione vorrete salvarmi e riportarmi a casa mia, mi saprò sdebitare; sarei pronto a vendermi schiavo per testimoniarvi la mia riconoscenza, che durerà fino alla morte."


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