Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Tripitaka si bevve tutta la storia come acqua di fonte e ordinò a Porcellino di slegarlo. Il bestione, che non era più sveglio di lui, stava per ubbidire, quando Scimmiotto sbottò: "Maledetta creatura, vedo bene che cosa sei! Non penserai di infinocchiarmi con le balle che ci racconti! Oltre tutto, la tua storia non sta insieme; come potremmo riportarti a casa tua, se non hai più né casa né famiglia? E come conteresti di sdebitarti?"
     Il mostro si impaurì, perché comprese che il grande santo vedeva chiaro. Si mise a tremare e a piangere, e rispose: "Maestro, è vero che ho perduto i genitori, ma le proprietà di mio padre esistono ancora, e anche i miei parenti."
     "Quali parenti?"
     "A sud della montagna c'è ancora la casa di mio nonno materno; le zie vivono a nord. Lungo il torrente abita lo zio Li Quarto, marito della sorella di mia madre. Nel bosco sta Beniamino Rosso, che è uno zio alla lontana. Maestro, mi potete portare da questi parenti. Dirò loro che mi avete salvato la vita e venderò le mie proprietà per offrirvi una grossa ricompensa."

     Porcellino si fece avanti e spinse Scimmiotto da parte: "Fratello, smettila di tormentare il ragazzino. Si capisce, i briganti hanno rubato i beni mobili, ma non si sono certo portati via case e campi. Lui parlerà ai suoi parenti e noi, per quanta fame possiamo avere, non riusciremo a mangiare più del raccolto di dieci mu di risaia. Ora lo tiro giù."
     Con l'orizzonte dei suoi pensieri circoscritto al cibo, prese il suo temperino da monaco, tagliò le corde e liberò il mostro, che corse a prosternarsi davanti al cavallo di Tripitaka.


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