"Arràmpicati sul cavallo, figliolo" disse il compassionevole reverendo, "che ti porto con me."
"Maestro, ho i crampi alle mani e la schiena indolenzita; e poi sono un contadino, non so stare a cavallo."
Tripitaka chiese a Porcellino di prenderlo in spalla, ma il mostro obiettò: "Maestro, ho la pelle irritata dal freddo, non posso stare sulle spalle di quel signore; ha certe setole sul collo..."
"Ti porterà Sabbioso."
"Sembra uno dei banditi che hanno assaltato casa mia. Tremo di paura solo a vederlo."
Tripitaka si rivolse dunque a Scimmiotto, che schiattava dalle risa: "Si capisce, lo porto, lo porto!"
Il mostro, soddisfatto, si lasciò docilmente prender su da Scimmiotto, che lo soppesò: al momento non pesava più di tre libbre e dieci once.
"Maledetta creatura, oggi ti spedirò all'altro mondo" sogghignò Scimmiotto. "Sei spudorato a venire a esibire i tuoi giochetti davanti a Scimmiotto. So benissimo che cosa vai cercando."
"Maestro" protestò il mostro, "io vengo da una buona famiglia colpita da una grande disgrazia. Che cosa potrei andare a cercare?"
"Se venissi da una buona famiglia, non peseresti così poco."
"Ma sono piccolo."
"Quanti anni hai?"
"Sette anni."
"Lo vedi! Una libbra all'anno" replicò Scimmiotto ridendo. "Dovresti pesare sette libbre, mentre non arrivi a quattro: non è un peso umano."
"Mi hanno dato poco latte quand'ero in fasce."
"Lascia stare. Ti porto; ma quando vuoi fare la cacca o la pipì, me lo devi dire."
Tripitaka, con Porcellino e Sabbioso, riprese il cammino, mentre Scimmiotto con il bambino sulla spalla si attardava. Lo attestano i versi:
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