Del susino selvatico. I viandanti
Acceca il vento giallo, ed i detriti
Rocciosi sul cammino fanno ostacolo.
Sotto l'oscuro cielo il grande turbine
Si avvolge e si srotola. Le bestie
Ovunque mandan gridi di terrore.
Tripitaka stentava a reggersi sul cavallo, Porcellino chiudeva gli occhi, Sabbioso camminava a testa bassa coprendosi la faccia. Scimmiotto capì chi provocava il turbine e si gettò avanti, ma la creatura, prima di essere raggiunta, afferrò il monaco cinese e lo portò via sulle ali del vento. Del reverendo non rimase traccia. Subito cessò l'ululato della bufera e il sole tornò a brillare.
Quando giunse sul posto, Scimmiotto trovò il cavallo drago che tremava e lanciava lamentevoli nitriti; i bagagli gettati dal vento sul ciglio della strada; Porcellino che piagnucolava raggomitolato al riparo di una roccia; Sabbioso accucciato contro la parete rocciosa, che gemeva a sua volta. "Porcellino!" chiamò Scimmiotto.
Il bestione riconobbe la sua voce e, alzando la testa, vide che la bufera era cessata. Si rimise in piedi e gli andò incontro: "Che vento, fratello!"
"Era una tromba d'aria. Dov'è il maestro?"
"Il vento era così forte che ciascuno di noi si proteggeva come poteva, e non si vedeva niente. Il maestro si sarà nascosto sotto il cavallo."
"Ma adesso dov'è?" si inquietò Scimmiotto.
"Non è una festuca, non l'avrà mica portato via il vento!" esclamò Sabbioso.
"Fratelli" dichiarò Scimmiotto, "è proprio venuto il momento di separarci."
"Giusto!" approvò Porcellino. "Prima lo facciamo, meglio è. Questa strada dell'Ovest non finisce mai, è meglio che ciascuno se ne vada per i fatti suoi."
|