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      Essa non dovrebbe più eliminare quell'astrazione fatto dalla scienza naturale e con questo giungere a una completa comprensione della esperienza; ma dovrebbe trar profitto dal concetto del "soggetto" messo in luce dalla scienza naturale, per spiegare l'influenza di questo soggetto sui dati della nostra coscienza. In luogo di riconoscere che una definizione sufficiente del soggetto è solo possibile in base alla ricerca psicologica (§ 1, 3°), qui d'un tratto è introdotto nella psicologia un concetto del soggetto già bell'e formato e definitivamente improntato sulla scienza naturale. Ora per questa il soggetto è identico all'individuo corporeo. Conseguentemente la psicologia vien definita, come la scienza che ha l'ufficio di stabilire la dipendenza del contenuto immediato dell'esperienza dall'individuo corporeo. Questo punto di vista, detto anche del "materialismo psico-fisico", è insostenibile dal lato della teoria della conoscenza e psicologicamente infruttuoso. Siccome la scienza naturale astrae di proposito dal soggetto percipiente, pur contenuto in ogni esperienza, è fuor di dubbio che essa ben difficilmente è in grado di dare una valida ed ultima determinazione del soggetto. Una psicologia che parte da una tale definizione puramente fisiologica, non s'impernia più sull'esperienza ma, proprio come la vecchia psicologia materialistica, su una premessa metafisica. Di più questo punto di vista è psicologicamente infruttuoso, perchè assegna di bel principio la causale interpretazione dei processi psichici alla fisiologia, la quale non può dare nè ora nè mai una tale interpretazione a causa del differente modo di trattazione della scienza naturale e della psicologia.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452