Noi diciamo questa proprietà la natura tridimensionale dello spazio. Una singola rappresentazione spaziale può quindi essere anche definita come una formazione tridimensionale, avente un'orientazione fissa, reciproca, delle sue parti, ma un'orientazione comunque variabile rispetto al soggetto percipiente. Si comprende facilmente che in questa definizione si astrae dalle variazioni, in realtà molto frequenti, nelle disposizioni delle parti; quando esse avvengono, si ha il passaggio di una rappresentazione in un'altra. Inoltre l'ordine tridimensionale delle rappresentazioni spaziali inchiude anche gli ordini a due ed a una dimensione come limiti, nei quali del resto si devono sempre pensare insieme le dimensioni mancanti, tosto che si consideri il rapporto della formazione spaziale al soggetto percipiente.
2. Questo rapporto al soggetto percipiente, dato in realtà in tutte le rappresentazioni spaziali, psicologicamente richiede sin dal principio, che l'ordine degli elementi in una tale rappresentazione non possa essere una proprietà originaria degli elementi stessi, analoga in qualche modo all'intensità o qualità delle sensazioni, ma che essa sia solo una conseguenza del coesistere delle sensazioni proveniente da condizioni psichiche che nuove sorgono per questo coesistere. Imperocchè chi non volesse ammettere questa necessità psicologica, sarebbe costretto non solo ad attribuire una qualità spaziale ad ogni singola sensazione, ma dovrebbe in ogni sensazione per quanto spazialmente limitata, accogliere anche la rappresentazione di tutto lo spazio a tre dimensioni nella sua orientazione al soggetto.
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