Queste però possono diventare attive solo per ciò, che alle parti dell'organo tattile appartengono certe proprietà qualitative, i segni locali, che svegliano la rappresentazione visiva della parte toccata. Non v'ha pertanto alcuna ragione per attribuire ai segni locali una immediata relazione spaziale; piuttosto essi possono evidentemente bastare a tutte le esigenze, quando posseggano soltanto la proprietà di segnali qualitativi, che richiamino la corrispettiva imagine visiva; questa però aderisce a loro a causa della frequenza dei legami. Corrispondentemente, l'acutezza della localizzazione è favorita da tutte le influenze, che, da una parte, aumentano la determinatezza dell'imagine visiva e, dall'altra, le differenze qualitative dei segni locali.
Noi potremo pertanto, in questo caso, designare il processo delle rappresentazioni spaziali, come un ordinamento degli stimoli tattili entro le imagini visive già pronte, a causa del fisso legame di queste imagini coi segni locali qualitativi degli stimoli. E conformemente al § 9 (pag. 76) possiamo considerare il legame dei segni locali coll'imagini visive delle parti del corpo corrispondenti a quelli, come una fusione imperfetta, ma molto costante. La fusione è imperfetta, perchè tanto l'imagine visiva, quanto l'impressione tattile conservano la loro individualità; è però così costante, che appare indissolubile per uno stato eguale dell'organo tattile; il che spiega anche la sicurezza relativa della localizzazione. Gli elementi predominanti in questa fusione sono le sensazioni tattili, dietro alle quali le rappresentazioni visive per molti individui così si ritraggono, che non possano essere percepite con sicurezza, neppure usando di grande attenzione.
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