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      In tali casi la percezione spaziale è forse, come presso i ciechi, una funzione immediata delle sensazioni tattili e di movimento (vedi sotto 6). Generalmente però l'osservazione più esatta mostra, che ci possiamo render conto della posizione della distanza delle impressioni, solo in quanto cerchiamo di renderci più distinta l'indeterminata imagine visiva della parte del corpo toccata.
      6. Queste condizioni valevoli per gli uomini normali mutano essenzialmente nei ciechi, specialmente nei ciechi nati, o nei divenuti ciechi in tenera età. Il cieco conserva, senza dubbio, per assai lungo tempo le imagini mnemoniche degli oggetti abitualmente veduti, e però le rappresentazioni spaziali del tatto per lui rimangono ancor sempre, in un certo grado, come prodotti di una fusione fra sensazioni tattili e imagini visive. Ma, venendo meno a lui il soccorso di un ripetuto rinnovarsi delle rappresentazioni visive, egli si giova in misura sempre crescente dei movimenti: passando da un'impressione tattile ad un'altra, egli nella sensazione tattile, prodotta nelle articolazioni e nei muscoli (pag. 37), la quale è una misura della grandezza del movimento compiuto, ottiene anche una misura della distanza in cui si trovano le impressioni tattili fra loro. Questo soccorso, che nei divenuti ciechi si è aggiunto alle imagini visive a poco a poco evanescenti, e in certo qual modo le sostituisce, è pei ciechi nati sin dal principio l'unico mezzo pel quale essi sono in grado di foggiarsi una rappresentazione dei rapporti reciproci di posizione e di distanza esistenti fra le singole impressioni.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452